Il casco, per essere conforme all'omologazione, deve essere un modello approvato dal Ministero dei Trasporti.
Esso è riconoscibile da una targhetta posta all'interno con gli estremi dell'omologazione nazionale.
Esistono diversi tipi di caschi, leggeri, pesanti, a scodella, jet, integrali e di diversi prezzi.
E’ necessario valutare la differenza non solo economica, tra un casco integrale ed uno jet.
Attualmente la normativa Italiana prevede due tipi di omologazioni ben differenti tra loro.
Cucita all’interno contrassegna quei tipi di caschi definiti a “calottina” (scodella) che lasciano scoperti il viso, la nuca e parte delle tempie.
Per le sue ridotte capacità di assorbimento degli urti, soprattutto se laterali, possono essere usati esclusivamente alla guida dei ciclomotori e solo in Italia.
La prima serie di numeri 0048505 corrisponde agli estremi di omologazione, la seconda 163282 al numero progressivo di produzione.
Cucita sul cinturino o sull’imbottitura interna è una vera e propria omologazione europea che fa riferimento alla normativa che definisce i criteri di sicurezza per i caschi.
A differenza di quelli con omologazione D.G.M. i caschi con questo tipo di omologazione possono esssere usati per tutti i tipi di motocicli e ciclomotori.
La E all’interno del cerchio rappresenta il marchio di omologazione internazionale ed è seguita da un numero distintivo che identifica il paese che ha lasciato l’omologazione (es: 3 = ITALIA).
La prima serie di numeri corrisponde agli estremi di omologazione (0452719) i primi due numeri (04) identificano la normativa attuale la seconda serie di numeri 009834 corrisponde al progressivo di produzione.
Esistono diversi tipi di caschi: D.G.M. (solo ciclomotori), JET (motococli e ciclomotori), DEMI JET INTEGRALE convertibile.
Il casco si compone di due calotte: una interna e l’altra esterna.
Quella interna è realizzata in polistirolo espanso di varie densità ed ha lo scopo di deformarsi permanentemente assorbendo così l’energia generata dall’urto.
Quella esterna può essere realizzata in policarbonato (più pesante ma più economico) o in fibre composite quali kevlar e carbonio impregnate in resine termoindurenti (più leggere ma più costose).
Entrambi i materiali hanno la caratteristica di essere estremamente rigidi e quindi di sopportare l’urto distribuendo l’energia prodotta su una superficie più ampia.
Completano la struttura del casco il cinturino sottogola, fissato alla calotta esterna e dotato di chiusura a doppio anello o fibbia a sgancio rapido; la visiera, realizzata in policarbonato o in plastica trasparente, trattata per resistere alle abrasioni; un sistema di aerazione, più o meno sofisticato, che ha il compito di espellere l’aria calda dall’interno limitando così il fenomeno dell’appannamento.
La calotta interna, in caso di incidente, è sottoposta ad un vero e proprio schiacciamento dovuto a due forze contrapposte, (la testa dall’interno e l’ostacolo dall’esterno). Pertanto in caso d’urto considerevole, anche se non sono presenti segni di cedimento sulla calotta esterna, è assolutamente necessario sostituire il casco.
- il casco deve essere della giusta taglia e quindi deve aderire perfettamente alla testa ed essere portato sempre ben allacciato;
- sostituire la visiera se sono presenti abrasioni perché riducono la trasparenza rendendo difficoltosa la guida specie se notturna;
- non verniciare e non applicare al casco adesivi o decalcomania perché i solventi presenti nelle colle e nelle vernici potrebbero danneggiare la calotta esterna;
- anche se il casco non riporta scadenza è buona norma sostituirlo dopo 5 anni di uso corretto o dopo un urto.